Il cosiddetto rito del matrimonio “misto” è l’unione tra una parte cattolica e una non cattolica, sia battezzata che non battezzata. Per i cristiani il matrimonio misto non costituisce, sul piano della diversità religiosa, una cosa impossibile.
La celebrazione con rito misto avviene in Chiesa ma, naturalmente, non prevede la partecipazione all’eucarestia della parte non cattolica che inoltre, ovviamente, non dà nessuna partecipazione al sacramento del matrimonio cattolico: in altri termini, ad esempio, nel pronunciare le formule matrimoniali tipiche del matrimonio cattolico, il coniuge non cattolico non menzionerà mai Dio.
La parte atea, non cattolica, deve impegnarsi davanti al sacerdote:
- A non ostacolare la pratica religiosa della parte cattolica.
- A non ostacolare l'educazione cattolica dei figli.
- A condividere i valori naturali del matrimonio, secondo cui il matrimonio celebrato è unico, esclusivo (nessuna poligamia consentita), perpetuo, indissolubile e fecondo (senza preclusione alcuna alla nascita dei figli).
Il matrimonio misto
Sposarsi con il rito misto
La parte conclusiva della cerimonia "mista", con la firma dei documenti da parte degli sposi e dei testimoni, rimane immutata, in quanto fa parte della formula condivisa tra Stato e Chiesa.
Per la preparazione al matrimonio misto e la preparazione del relativo libretto per la messa di matrimonio è consigliabile farsi aiutare dal parroco della parrocchia.
Il Papa Paolo VI il 31 Marzo del 1970 scrisse la “Matrimonia Mixta”, una lettera apostolica in forma di “Motu Proprio”, in cui vengono impartite norme sui Matrimoni Misti. Questa lettera, chiamata anche Dispensa Paolina è, a nostro parere, saliente anche per comprendere i passi da gigante e a tratti rivoluzionari che la Chiesa Cattolica ha fatto nell’ambito della sua dottrina.
Continua la lettura con:
- La Dispensa Paolina
- La scelta del rito del matrimonio
- Rito del matrimonio cattolico
- Comunione o separazione dei beni