E non ci lasceremo mai.
E sicuramente sarà così... ma è meglio restare con i piedi per terra.
Come dimostrano i dati Istat relativi all'anno 2012: gli sposi che scelgono il regime patrimoniale di separazione dei beni sono pari al 68,9%. E in questo quadro è il sud che registra i dati di incidenza sull'intero territorio nazionale più alti.
Insomma, non vale più la regola che quello che è mio è tuo e quello che è tuo è mio!
Due sono i regimi patrimoniali sanciti dalla legge che permettono agli sposi di adempiere ai doveri economici nei confronti della famiglia e degli figli: comunione dei beni o separazione dei beni.
La scelta potrete farla al termine della cerimonia civile o religiosa e il sacerdote o l'ufficiale di stato civile la annoterà sull'atto di matrimonio. Questa decisione è però modificabile con atto pubblico di fronte ad un notaio in qualsiasi momento della vita matrimoniale.
Ma quale regime patrimoniale scegliere?
Scegliere come regime patrimoniale la comunione dei beni vuol dire che tutti i beni acquistati dopo le nozze sono di proprietà di entrambi i coniugi.
Come ad esempio: le proprietà comprate dopo il matrimonio, i rendimenti dei beni propri di ciascun coniuge o le aziende gestite da entrambi i coniugi e costituite dopo il matrimonio.
Non solo i beni, ma anche i debiti saranno in comunione... perché si è uniti nella buona e nella cattiva sorte.
La comunione dei beni non è eterna. Si scioglie, infatti, di fronte ad un notaio per decisione di entrambi o se muore un coniuge, se si annulla il matrimonio o se c'è una separazione giudiziale dei beni.
Al contrario nella separazione dei beni ciascuno dei due sposi ha la proprietà esclusiva dei beni acquistati sia prima che dopo il matrimonio, anche se fruiti insieme.
Insomma, è proprio il caso di dire “prometto di esserti fedele sempre, in ricchezza e in povertà”... peccato che questa frase sia stata tolta dalla formula del matrimonio. Chissà perché...
Approfondisci l'argomento nella sezione separazione e comunione dei beni.
Notizia del 17/12/2013